Sabato dal palco del Costituzione Day di Roma il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ha attaccato la riforma della Giustiziaattirando su di sé una pioggia di critiche. Il quotidiano Il Giornale ieri ha titolato: 'Altro che indipendenza. Questo magistrato deve dimettersi'. E il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha invocato l'intervento del Csm.Le parole di Ingroia hanno sollevato il Pdl e non solo. Se nel corso della trasmissione 'In mezz'ora' di Raitre il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha spiegato a Lucia Annunziata che nei confronti del pm non c'è alcuna intenzione di richiedere un procedimento disciplinare, dallo studio del Tg 1, dove si è presentato per parlare di 'Qui Radio Londra' che partirà questa sera, Giuliano Ferrara ha detto: 'Non si possono fare comizi se si indossa una toga. Penso che sia urgente una riforma della Giustizia, ma è anche importante che Napolitano dica qualcosa, faccia qualcosa, si muova'. In questo mare di polemiche il vicepresidente del Csm Michele Vietti, chiamato in causa da Cicchitto, ha voluto raccomandare 'prudenza ed equilibrio a tutti, sia ai magistrati, sia alla politica, sia ai giornalisti'. Ai microfoni di SkyTg24 Vietti ha poi affermato: 'La situazione è tale che si debba consentire a tutti di dire ciò che pensano su questa riforma che incide molto sull'attività dei magistrati'.
Intervistato dal quotidiano La Repubblica, Ingroia ha replicato a tutte le critiche lanciate dopo il suo intervento in piazza. Il procuratore aggiunto di Palermo ha detto: 'La magistratura non vuole sostituirsi al potere legislativo, ma nel rispetto del potere legislativo un magistrato può esprimere il suo punto di vista tecnico su scelte che rischiano di essere uno strappo rispetto ai principi fondanti dell'assetto costituzionale della giustizia e ai diritti fondamentali dei cittadini'. A proposito di un ipotetico disorientamendo dell'italiano medio 'rispetto ad alcune prese di posizione pubbliche dei magistrati nel dibattito politico', il pm ha spiegato di non vedere alcun disorientamento, ma piuttosto un desiderio diffuso di capire e sentire pareri diversi. Secondo Ingroia gli italiani sono vittime di una disinformazione massiccia, 'la stessa che anni fa attaccò Paolo Borsellino, quando fece una denuncia pubblica sul calo di tensione nella lotta alla mafia'. Il pm ha spiegato: 'Era una denuncia che investiva contemporaneamente la politica e la magistratura. L'attacco fu non sui contenuti che Borsellino esprimeva, ma direttamente alla sua persona. Oggi, vedo la stessa intolleranza. Certo, con uno spiegamento di uomini e mezzi molto più massiccio'.
Parlando del suo intervento, il procuratore aggiunto di Palermo ha affermato di aver espresso considerazioni critiche, ma sobrie così come richiesto da Vietti e ha detto: 'Credo di avere il diritto, ma anche il dovere di fare sapere il punto di vista dei magistrati su una questione che riguarda tutti. Non mi sembrano affatto sobri, invece, gli attacchi che gettano fango su chi non la pensa allo stesso modo. Ecco perché ho apprezzato le parole del ministro della Giustizia, che mostra tolleranza nei confronti delle opinioni diverse'.
Ingroia ha poi spiegato che quella di sabato non era una manifestazione di partito, ma un'iniziativa in difesa della Costituzione. Il pm ha auspicato che il clima possa rasserenarsi, 'anche se le premesse non sembrano delle migliori', e che non sia iniziata una 'caccia al pm'.
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