mercoledì 14 marzo 2012

Donne in politica a caccia di parità. Ma i posti calano

Buongiorno,

sperando di far cosa utile e gradita vi inoltro l’articolo pubblicato oggi da “Il Giornale di Vicenza” in cui si illustra l’importante iniziativa legislativa che stiamo portando avanti sul tema della doppia preferenza.

Grazie mille e buon lavoro.

Daniela Sbrollini

QUOTE ROSA. La rappresentanza di genere nei consigli degli enti locali

Donne in politica a caccia di parità. Ma i posti calano

Marco Scorzato

Presto alla Camera una proposta di legge bipartisan: un eletto su tre sarà femmina. Sbrollini (Pd): «Voto storico, vediamo chi ci sta»

martedì 13 marzo 2012 CRONACA, pagina 15


Sgomitano in mezzo alla calca. Chiedono spazio, rivendicano il diritto alla parità, all´equilibrio di rappresentanza negli incarichi pubblici e nelle assemblee elettive. Lo fanno da tempo, le donne in politica, ma mai come in questa fase gli spazi sono ristretti. Sempre di più. E per tutti, maschietti compresi. Crescono le aspettative - femminili -, calano i posti - in politica: via le Province; dieta dei Cda delle società pubbliche; verso il taglio delle poltrone il Parlamento nazionale. riforma permettendo. La torta si restringe e le donne chiedono di gustare le fette che finora hanno riempito perlopiù pance maschili. Un gioco a somma zero, anzi negativa.
Il momento è catartico, direbbe il comico, e in questo contesto approderà presto alla Camera una proposta di legge bipartisan sul “riequilibrio della rappresentaza di genere”. Quote rosa era il vecchio refrain. «Ma le quote rosa sono superati», dice Daniela Sbrollini, deputata del Partito democratico -. Serve un meccanismo che dia la vera parità alla rappresentanza di genere e questa proposta lo individua: perciò sarà un voto storico».
IL «RIEQUILIBRIO». Il testo «nasce dalla sintesi di diverse proposte di legge, avanzate da deputate donne di quasi tutti i principali gruppi parlamentari, tranne la Lega nord», sottolinea Sbrollini, prima firmataria di uno di questi testi-base. La sintesi è una proposta di legge presentata a Roma l´8 marzo scorso, Festa della donna. Dovrebbe andare in aula il 26. E dice questo: riequilibrio del rapporto di genere negli enti locali. Come? «Nelle liste dei candidati viene assicurata la presenza di entrambi i sessi nelle assemblee elettive, con la certezza che nessuno dei due potrà essere rappresentato in misura superiore ai due terzi» e con un meccanismo che regoli le preferenze: «Ogni elettore potrà esprimere – sottolinea Sbrollini - una o due preferenze, ma nel caso di due, esse dovranno riguardare candidati di sesso diverso, pena l´annullamento della seconda preferenza».

DUE TEMPI. L´auspicio è che entro sei mesi dall´entrata in vigore della legge, «si arrivi all´adeguamento degli statuti e dei regolamenti degli enti locali». Per quanto riguarda il livello regionale si introduce un vincolo più blando, cioè «la promozione della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive attraverso misure che permettano di incentivare l´accesso alle cariche elettive del genere sottorappresentato, anche prevedendo la nullità delle liste che non presentino i requisiti».
Si parte dai livelli locali, sottolinea Sbrollini, «perché a livello nazionale è in corso il dibattito sul cambio della legge elettorale». Ma una volta chiarito questo dibattito, «il meccanismo sarà da estendere anche al Parlamento». Già, ma intanto questo passaggio non c´è, e non è un particolare da poco.

LA PROVA DELL´AULA. È lì, alla Camera e al Senato dove le donne non sono certo maggioranza, che la proposta deve prima di tutto trovare consensi per diventare legge. Le donne hanno bisogno dei voti degli uomini. «Bersani, segretario Pd, si è già espresso a favore – ricorda Sbrollini - e anche altri colleghi maschi sono d´accordo. Anche le deputate del Pdl hanno chiesto ad Alfano di sostenere la proposta. A parole ci siamo, poi vediamo. E speriamo che anche la Lega si unisca». Sbrollini e le sue colleghe ripongono molte aspettative su questo voto. Altri parlamentari sono ben più freddi, ritenendola una “novità di minima”, una sintesi (necessariamente) al ribasso di tutte le proposte avanzate negli anni: del resto un posto da consigliere a Lastebasse e una poltrona a Montecitorio non sono propriamente la stessa cosa.

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