Lettera del Segretario provinciale Federico Ginato sul "caso Arzignano", inviata questa mattina al direttore del Giornale di Vicenza.
Lettera al direttore
Il “caso Arzignano”, con lo scandalo dell’evasione fiscale mi induce ad alcune sottolineature anche alla luce del tentativo da parte del Sindaco di Arzignano di vietare la proiezione in alcune scuole della puntata di Presa Diretta, il programma di Rai Tre che con una inchiesta ha messo a nudo l’imbarazzante mentalità auto-giustificatoria di alcuni pseudo-imprenditori e di alcuni responsabili politici leghisti (vedi segretaria di sezione e vice sindaco).
Ha ragione il procuratore capo della Repubblica, Ivano Nelson Salvarani, quando dice che l’azione della magistratura non è sufficiente se la società civile, i cittadini non si indignano.
Sono assolutamente d’accordo con lui come credo lo siano gli elettori del PD, ma sono altrettanto certo che anche l’elettorato leghista e di centrodestra, sinceramente affezionato ai valori della legalità, del rispetto delle regole e della meritocrazia in campo economico, non abbia gradito la linea del “non ho voluto saperne di più”, del “qui così fan tutti”, e dell’ “evadere è scusabile se si son pagate molte tasse e se così si è costruita la fortuna economica di una città e addirittura di una regione”.
L’immagine emersa dal caso Arzignano e sconsolatamente denunciata anche da Salvarani, di certo fa vergognare tutti quei cittadini e amministratori che sono certamente dalla parte di chi crea lavoro nel rispetto delle regole, della libera e sana concorrenza e di una meritocrazia del reddito che ad Arzignano è spesso mancata.
Tutti i nuclei famigliari che beneficiano dell’indotto economico generato dal settore concia della vallata del Chiampo, sono giustamente fieri di questo miracolo economico, frutto della qualità e della capacità di intraprendere. Ma sono anche, contemporaneamente, persone che pagano le tasse, le multe, e che rispettano le regole. Che non pensano che federalismo fiscale e sviluppo economico siano obiettivi da perseguire a tutti i costi, facendo i furbi o gli ingordi, oppure ostentando sfacciati proclami auto-assolutori. Perché, lo dico da vicentino al 100%, l’impressione sarebbe quella di imitare i peggiori difetti di quel Sud Italia dal quale troppi amministratori e ideologi leghisti si sentono distanti. Non sempre a ragione, anzi a torto, come gli altarini scoperti di Arzignano hanno purtroppo dimostrato, ferendo nell’orgoglio tutti i cittadini di ogni credo politico che ogni mattina si svegliano alle 7, o anche prima, per tirare la carretta ogni giorno, senza togliere nulla a nessuno. Né allo Stato, né alla collettività, né al tessuto economico.
I soldi che si volatilizzano nel nulla con l’evasione fiscale non si traducono certo in buste paga più pesanti per i lavoratori o in servizi ai cittadini.
Se il modello leghista di amministrazione pubblica è quello emerso dal caso Arzignano, allora sarà bene voltare pagina.
Federico Ginato
Segretario provinciale del Partito Democratico
Il “caso Arzignano”, con lo scandalo dell’evasione fiscale mi induce ad alcune sottolineature anche alla luce del tentativo da parte del Sindaco di Arzignano di vietare la proiezione in alcune scuole della puntata di Presa Diretta, il programma di Rai Tre che con una inchiesta ha messo a nudo l’imbarazzante mentalità auto-giustificatoria di alcuni pseudo-imprenditori e di alcuni responsabili politici leghisti (vedi segretaria di sezione e vice sindaco).
Ha ragione il procuratore capo della Repubblica, Ivano Nelson Salvarani, quando dice che l’azione della magistratura non è sufficiente se la società civile, i cittadini non si indignano.
Sono assolutamente d’accordo con lui come credo lo siano gli elettori del PD, ma sono altrettanto certo che anche l’elettorato leghista e di centrodestra, sinceramente affezionato ai valori della legalità, del rispetto delle regole e della meritocrazia in campo economico, non abbia gradito la linea del “non ho voluto saperne di più”, del “qui così fan tutti”, e dell’ “evadere è scusabile se si son pagate molte tasse e se così si è costruita la fortuna economica di una città e addirittura di una regione”.
L’immagine emersa dal caso Arzignano e sconsolatamente denunciata anche da Salvarani, di certo fa vergognare tutti quei cittadini e amministratori che sono certamente dalla parte di chi crea lavoro nel rispetto delle regole, della libera e sana concorrenza e di una meritocrazia del reddito che ad Arzignano è spesso mancata.
Tutti i nuclei famigliari che beneficiano dell’indotto economico generato dal settore concia della vallata del Chiampo, sono giustamente fieri di questo miracolo economico, frutto della qualità e della capacità di intraprendere. Ma sono anche, contemporaneamente, persone che pagano le tasse, le multe, e che rispettano le regole. Che non pensano che federalismo fiscale e sviluppo economico siano obiettivi da perseguire a tutti i costi, facendo i furbi o gli ingordi, oppure ostentando sfacciati proclami auto-assolutori. Perché, lo dico da vicentino al 100%, l’impressione sarebbe quella di imitare i peggiori difetti di quel Sud Italia dal quale troppi amministratori e ideologi leghisti si sentono distanti. Non sempre a ragione, anzi a torto, come gli altarini scoperti di Arzignano hanno purtroppo dimostrato, ferendo nell’orgoglio tutti i cittadini di ogni credo politico che ogni mattina si svegliano alle 7, o anche prima, per tirare la carretta ogni giorno, senza togliere nulla a nessuno. Né allo Stato, né alla collettività, né al tessuto economico.
I soldi che si volatilizzano nel nulla con l’evasione fiscale non si traducono certo in buste paga più pesanti per i lavoratori o in servizi ai cittadini.
Se il modello leghista di amministrazione pubblica è quello emerso dal caso Arzignano, allora sarà bene voltare pagina.
Federico Ginato
Segretario provinciale del Partito Democratico
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