mercoledì 24 novembre 2010

Pier Luigi Bersani: "Berlusconi si batte così"

Roma, novembre

E allora, segretario, come sta? E non mi dica «bene»... «Sto da Dio». Pier Luigi Bersani sorride largo, con quella sua faccia da gatto del Chesire. Da gatto che ha mangiato il topo, si direbbe, anche se tutti i topi, nel suo partito e fuori, vorrebbero mangiarsi lui. È giovedì 18 novembre, siamo nel suo studio alla Camera, un ufficio neanche troppo grande nella Galleria dei Presidenti (la stanza che per tradizione viene riservata al capo dell’opposizione). Il segretario del Pd è ancora gasato dal blitz che ha fatto in mattinata a Palazzo Chigi, quando è entrato come un tornado nella sede del governo per esigere che Silvio Berlusconi facesse qualcosa per i rifiuti di Napoli. Un commesso lo ha accolto con una battuta che gli è piaciuta molto: «Già qui?».

Sta bene perché ci sono i primi sondaggi che darebbero vincente il centrosinistra?

«In realtà sono molto preoccupato. Ho una lunga esperienza di governo, a tutti i livelli, e il mio chiodo fisso è: come si fa a raddrizzare la baracca? Ho timori per l’Italia. Soprattutto per le nuove generazioni: come facciamo a dare lavoro ai più giovani?».

Lei ha due figlie. Pensa a loro?

«Anche. L’altro giorno si è laureata Elisa in Storia Medievale. Ha sempre preso 30 o 30 e lode. Molti ragazzi italiani hanno preso una buona laurea, ora hanno il problema di che cosa farsene. È un interrogativo lancinante, che riguarda tutti. Anche la mia generazione ha cominciato nella precarietà, ma avevamo sempre dentro l’idea che prima o poi si sarebbe arrivati, che si andava verso il meglio. Ora questa sensazione non c’è più, i giovani hanno davanti la nebbia. E la stessa insicurezza delle famiglie è legata a questo aspetto».

Qual è la prima cosa che c’è da fare per le famiglie italiane?

«Se governassi, farei subito la riforma fiscale, per alleggerire il peso delle tasse sui redditi medio-bassi e i nuclei familiari numerosi. Poi naturalmente investimenti per le imprese, caricando invece sulle rendite finanziarie e l’evasione fiscale».

Quella dell’evasione fiscale è una vecchia litania...

«Oggi gli strumenti ci sono. Non è facile ma si può fare. Per dare alle famiglie una chance in più di sopravvivenza».

Ci sono 11 milioni di cittadini che non pagano un euro di tasse. Di fronte a questo dato lei pensa che siamo più poveri o che ci sono troppi evasori totali?

«Non che manchino i poveri, purtroppo, ma ci sono troppi evasori totali. C’è una scarsa fedeltà fiscale, incoraggiata da una ideologia deleteria: fai come me, che faccio quel che voglio. Uno che evade le tasse dovrebbe vergognarsi di chiamare l’ambulanza quando ne ha bisogno! La politica lo deve dire forte: intanto paga, perché se no pagano gli altri al posto tuo. Non voglio fare il Robespierre, non amo le ghigliottine. Ma dico: facciamo una Maastricht della fedeltà fiscale, arriviamo anche soltanto alla media europea. Potremmo recuperare 40 o 50 miliardi».

Un nuovo miracolo italiano...

«È scandaloso che l’aliquota più bassa di una famiglia di un operaio o di un artigiano sia più alta di quella di chi ha speculato su un prodotto finanziario. È il mondo a rovescio».

Segretario, parliamo del Pd e delle sue alleanze. Un cittadino che sia potenziale elettore del centrosinistra non ci sta capendo nulla. Quando vi decidete a fare un po’ di chiarezza su quello che volete fare?

«Bisogna rendere credibile un’alternativa positiva. Partiamo da una considerazione: Berlusconi in questi anni è riuscito a mettere assieme tutto il potenziale del centrodestra, cioè non ha sfondato verso sinistra. Nel frattempo noi abbiamo pagato il prezzo delle divisioni e della mancanza di compattezza. La mia proposta parte ovviamente dal Pd: l’alternativa non si fa solo con noi, ma senza di noi non è possibile. Il Pd deve essere il punto ordinatore di un nuovo schema. Che, per me, è questo: un’alleanza tra le forze che si dichiarano di centrosinistra, però col vincolo che sia un’alleanza di governo. Io non voglio rifare l’Unione, l’ho già detto chiaramente nelle discussioni che abbiamo con la Federazione della sinistra. Sui temi della democrazia si ragiona con tutti, ma sul tema del governo il patto deve essere stringente. Abbiamo convenuto con loro che l’alleanza di governo non è possibile, mentre si può stare insieme per difendere la Costituzione o per cambiare la legge elettorale».

Quindi le forze più a sinistra sono definitivamente escluse?

«Diciamo che con loro non c’è una prospettiva di patto di governo, ma di dialogo sui temi democratici».

Cioè anche con Sinistra e libertà di Nichi Vendola?

«No, il discorso non vale per coloro con i quali già governiamo a livello locale. Con Vendola e Di Pietro noi siamo pronti a discutere di un’alleanza che abbia credibilità dal punto di vista della compattezza vera. Però con meccanismi per garantirla, perché a tutti i prezzi noi non ci stiamo. Per esempio, uno dei vincoli è di poter discutere con le forze di opposizione che si dichiarano di centro, e cioè l’Udc, per valutare un patto di governo».

E con Fini?

«Io parlo di Casini. Allo stato attuale penso che Fini stia facendo una sua proposta di ristrutturazione del centrodestra. Non c’entra nulla».

Non si fida di lui?

«Non dico questo. È che stiamo discutendo di alternativa. Ma adesso abbiamo un altro problema, più urgente. Mi segua. Si tratta di transitare verso una fase in cui si possano confrontare progetti nuovi. Il fallimento del centrodestra è evidente e nasce, al di là delle ville o non ville, dal fatto che questo governo non ha incrociato positivamente i problemi sociali ed economici della crisi. Tutti noi abbiamo vissuto in una democrazia deformata che non è stata in grado di decidere, perché il meccanismo di personalizzazione basato sul ghe pensi mi ci ha portato a non concludere niente. Ora dobbiamo uscire da questa fase con una transizione che dica: prima di tutto riscrivo le regole del gioco. Per farmi capire: toccasse mai a me, io il mio nome sul simbolo non-lo-voglio! Nel mondo democratico occidentale non ce l’ha nessuno. È una deformazione populista che serve solo a fare consenso fittizio, per un giorno, ma non decide mai niente. Quindi: rifare la legge elettorale, affrontare alcune emergenze e poi mandare il Paese di fronte ad alternative nuove. In questa fase sono disposto a discutere con chiunque voglia parlare di transizione. Qui c’entra ancora Casini, ma anche Fini o chi, dentro la maggioranza, avesse intenzione di confrontarsi».

Ci sono, nella maggioranza, interlocutori così?

«Non lo so. Però penso che, una volta dichiarata la crisi formale del governo, su queste ipotesi ci sia la possibilità di discutere. Del resto, le altre ipotesi sono distruttive».

Per esempio?

«Prima possibilità: andiamo avanti così? Siamo da anni avvitati sui problemi di un uomo solo, non ci stiamo occupando di nulla di nulla, lodi alfani, gossip, non si cava un ragno dal buco. E il Paese non è governato. Due: facciamo un Berlusconi bis? Siamo a un passo dal delirio, anche perché sarebbe il quater, abbiamo già dato... Tre: cerchiamo una soluzione dentro il perimetro di questa maggioranza, magari senza Berlusconi? Intanto, senza di lui è un’ipotesi illusoria, non lo vedo come un tipo che si autopensiona. In ogni caso il centrodestra ormai è un campo di Agramante, non è in condizione di andare avanti. Ancora: tiriamo fino a Natale e andiamo a elezioni anticipate...».

Umberto Brindani-


“Il Veneto che soffia in Italia”: sabato a Vicenza la convention regionale del Partito Democratico

”Il Veneto che soffia in Italia”: è il titolo della convention regionale promossa dal Partito Democratico Veneto a Vicenza nella giornata di sabato 27 dicembre. Alla Fiera di Vicenza, in un evento organizzato in collaborazione con il gruppo consiliare regionale, il Partito Democratico chiama a raccolta tutti i democratici veneti, per una giornata ad alto tasso di contenuti che unirà due assi portanti: l’esperienza del Partito Democratico che governa, cioè quella degli amministratori locali, e la proposta del Partito Democratico Veneto su 4 nodi cruciali per l’agenda politica del futuro, cioè lavoro, fisco e autonomie, scuola e integrazione.

Il Governo è sull’orlo della crisi -spiega la segretaria del Partito Democratico del Veneto Rosanna Filippin- e il Partito Democratico ha il compito di mettere in campo un’alternativa. Occorre partire dai territori, dal patrimonio di credibilita’ ed esperienza dei nostri amministratori. E da idee chiare sui temi decisivi per il futuro del paese: tasse, lavoro, scuola, immigrazione”.

L’apertura dei lavori è fissata per le ore 9.30. Nella prima parte della giornata, dopo i saluti del segretario provinciale del Partito Democratico di Vicenza Federico Ginato e l’introduzione del capogruppo in Consiglio Regionale Laura Puppato, è prevista dalle ore 10 una tavola rotonda tra Achille Variati, Sindaco di Vicenza, Flavio Zanonato, Sindaco di Padova, Tiziana Virgili, Presidente della Provincia di Rovigo, e Roger De Menech, Sindaco di Ponte di Legno.

A moderare il dibattito sarà Paolo Madron, direttore della nuova testata online Lettera43.it

martedì 23 novembre 2010

La nota del mattino 23 novembre 2010


1. IRLANDA. IL PIANO NON BASTA. PORTOGALLO SOTTO OSSERVAZIONE.

Il governo irlandese ha ceduto: chiederà aiuto e farà una manovra da lacrime e sangue (15 miliardi di euro di tagli); dopo, elezioni. Ma la soluzione del problema irlandese non ha calmato le acque sui mercati. Le borse hanno perso ancora. Il Portogallo, altro paese in difficoltà con i conti, è finito sotto i riflettori.

L’Italia, che ha un debito pubblico molto forte, ha una situazione più solida, ma subisce le ripercussione di queste ondate di sfiducia: i tassi di interessi sulle aste dei titoli pubblici restano in tensione (cioè noi tutti pagheremo di più per rinnovare il debito pubblico sotto forma di Bot, Btp e altro). E soprattutto pesa sul paese la spada di Damocle delle richieste europee di un abbassamento del debito in tempi rapidi: se questa richiesta sarà confermata, dal 2011 bisognerà trovare decine di miliardi di euro ogni anno.


2. DI NUOVO SCONTRO ARMATO TRA LE DUE COREE.

La Corea del Nord ha esploso questa notte colpi di artiglieria contro un’isola che fa parte della Corea del Sud. L’esercito di Seul ha risposto al fuoco. Immediatamente sono entrati in allarme Tokio e Pechino. Le borse dell’Est hanno chiuso tutte in pesante calo.


3. RIFIUTI METAFORA DEL PAESE: NEL GOVERNO SI LITIGA SUGLI AFFARI. E NAPOLI SPROFONDA.

Gli ispettori dell’Unione europea hanno certificato quanto gli italiani sapevano già: a Napoli la situazione dei rifiuti è rimasta tale e quale a due anni fa. Altro che miracoli, è un disastro. Per terra, in Campania, ci sono oltre dieci mila tonnellate di rifiuti. E’ un dramma (e un rischio per la salute). Di fronte a tutto questo scempio almeno c’è una cosa chiara: finora il governo non ha fatto nulla perché al suo interno ci sono diverse posizioni su chi deve partecipare all’affare dei termovalorizzatori.

Lo scontro tra Mara Carfagna e Nicola Cosentino, ex sottosegretario inquisito dalla magistratura ma rimasto coordinatore del Pdl in Campania, riguarda proprio questo: a chi affidare la responsabilità dei termovalorizzatori. Lo scontro è talmente forte e gli interessi così corposi che il decreto approvato dal Consiglio dei ministri è rimasto a lungo in fase di aggiustamento ed è cambiato, fino a quando il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha chiesto ieri di vederlo per poterne esaminare i contenuti.

Si capisce in questo contesto così drammatico perché il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, ha deciso di fare un’iniziativa così particolare come quella di presentarsi a palazzo Chigi durante la riunione del Consiglio dei ministri che aveva al centro il tema dei rifiuti a Napoli: ha tentato di evitare altri scempi.


4. GOVERNO CAOS. SPETTACOLO IN SCIOPERO. MENO SOLDI ALL’UNIVERSITA’ E PIU’ AL CEPU. PIU’ SOLDI ALLE SCUOLE PRIVATE E MENO AI DISABILI. L’UNESCO PENSA DI COMMISSARIARE POMPEI. FEDERALISMO PER FINTA.

In attesa del voto sulla sfiducia del 14 dicembre, stanno venendo al pettine tutti i nodi dell’incapacità del governo, delle scelte sbagliate, delle promesse mancate. Ieri sciopero generale dello spettacolo: mezzo milione di addetti, lavoro, produzione, tutto in crisi dopo i tagli alla finanziaria.

Le sforbiciate di Tremonti non sono state fatte a caso: “Meno ricerca più fondi al Cepu” titola oggi l’Unità. Nell’articolo si spiega che, mentre nella finanziaria sono state tagliate le risorse per la ricerca e l’università, nel documento programmatico triennale 2010-2012 si consente di trasformare le università non statali online in “università non statali”, cioè normali, non online, anche se non hanno le caratteristiche strutturali necessarie. Tra i principali favoriti, secondo l’Unità, l’e- campus, dello stesso proprietario del Cepu.

“Più soldi alle scuole private e meno ai disabili” titola Il Fatto Quotidiano, raccontando l’indignazione e la protesta delle associazioni no profit per il taglio del 5 per mille (a tutto danno dei più deboli). L’Unesco pensa di commissariare Pompei, è scritto oggi su Il Sole 24 Ore. E intanto gli industriali chiedono di far partire il federalismo in Lombardia (Il Corriere della Sera): chiedono cioè di cominciare sul serio, perché hanno capito che il federalismo nella versione del governo per ora è solo una finta, che rinvia tutto di qualche anno per non fare i conti dei denari necessari all’applicazione concreta della riforma e non dover risolvere tutti i problemi che comporterà.


5. SICUREZZA. LE PROPOSTE DEL PD FANNO BRECCIA.

Ieri in un seminario sulla sicurezza organizzato dal PD il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha dato ragione a gran parte delle proposte presentate da Emanuele Fiano, Andrea Orlando, Marco Minniti. E’ la dimostrazione del lavoro e della capacità di intervento del PD, da mesi impegnato in tutti i settori a mettere a punto un progetto vero e concreto per un governo diverso del paese.


6. PADANIA. 161 COMUNI COLPITI; 293 RICHIESTE DI SOSTEGNO.

Il Messaggero: “ Padania, 161 comuni danneggiati, 293 chiedono soldi”. Il Corriere della Sera, la Repubblica di Milano e La Padania danno notizia oggi della campagna del PD contro la Lega Nord con l’affissione di manifesti dal 1 dicembre in Lombardia e Veneto. I tre manifesti, su sfondo verde, hanno queste scritte. “La Lega e lo scudo fiscale. Tradisce il popolo e vota a favore degli evasori. Pensaci”. “La Lega e la cricca. Contraria a parole, complice quando si vota. Pensaci”. “La Lega e le quote latte. Difende i furbetti della stalla e danneggia gli allevatori onesti. Pensaci”.


7. TATTICA. CASINI VOTERA’ LA SFIDUCIA.

Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, che ieri l’altro aveva proposto un governo di “armistizio”, di fronte alle risposte negative ieri ha annunciato voterà la sfiducia, pur

mantenendo l’idea che Berlusconi dovrebbe dare le dimissioni per poi proporre un governo di responsabilità nazionale. Enrico Letta: “Non vedo differenze da quello che ha sempre detto”. Sereni: “Troppi tatticismi”.


8. PD. LA SPINTA PER VOLTARE PAGINA. L’11 DICEMBRE TUTTI A PIAZZA SAN GIOVANNI

Il PD tiene ferma la barra, continua a lavorare per voltare pagina: i problemi del paese impongono un cambio al governo. Il centrodestra ha fallito nell’affrontare la realtà. Ci vuole discontinuità. Dunque bisogna passare per un governo di transizione, sostenuto dalle forze che hanno a cuore la democrazia, che faccia la riforma elettorale e vari alcuni provvedimenti necessari a dare ossigeno all’economia e all’occupazione. Poi, si potrà andare al voto su posizioni alternative. Cogliere questi obiettivi non sarà facile. In un articolo su Il Messaggero Claudio Sardo scrive:

“«Bisogna voltare pagina», diceva ieri Enrico Letta. «Il Paese ha bisogno di riforme e Berlusconi non è più in grado di governare. Ma, se si apre una nuova fase, il Pd si assumerà le proprie responsabilità». Non molti mesi fa sembrava un`eresia prospettare in casa Pd un secondo governo di legislatura, figuriamoci un impegnativo «governo di transizione» sul modello di Ciampi nel 93. Ora invece le parole di Letta sono le stesse di Rosy Bindi e Dario Franceschini. E gli argomenti di Walter Veltroni si sovrappongono a quelli di Massimo D`Alema. In un partito sempre alle prese con le proprie fragilità è un punto strategico di rilievo: dopo anni di imperante "religione del maggioritario" non è da poco dichiarare le elezioni (con questo sistema, è ovvio) inefficaci a insediare un governo che governi”. ... Ma “davanti al Pd già si agitano due pericolose «subordinate». La prima è una soluzione della crisi nell`ambito del centrodestra, che riporterebbe l`Udc in un`orbita lontana dal Pd. La seconda è la precipitazione elettorale, dove il Pd rischia di finire nella tenaglia tra l`ardua alleanza con il Terzo Polo e l`Opa di Nichi Vendola sulle primarie”.

La strada è stretta e difficile. Per questo tutto il PD è mobilitato in queste settimane, con il porta a porta nelle piazze d’Italia e con la preparazione della manifestazione nazionale a piazza San Giovanni, a Roma, che l’11 dicembre dovrà dare sostegno alla strategia del partito alla vigilia del voto sulla mozione di sfiducia al governo che verrà votata il 14 dicembre.

I giornali riportano anche altre notizie sul PD. Minacciati Rosy Bindi e Massimo D’Alema. La Stampa: Chiamparino sulla candidatura di Profumo: pensavo a un’alleanza civica, ora è un nome di parte. Cronache di Napoli: Ranieri pronto al passo indietro per un sì di Cantone. La Gazzetta del Mezzogiorno: Veltroni: “Il PD rimbalza tra Vendola e Casini”. Italia Oggi: Bologna, il Pd teme una Milano bis. Italia Oggi: Pisapia già vale quanto la Moratti (sondaggio SWG).


9. LA NATO E LA TURCHIA

Su Il Corriere della Sera Giovanni Sartori spiega oggi che le conclusioni del vertice Nato a Lisbona dimostrano che la Turchia si è islamizzata più di quanto sarebbe accaduto se fosse stata già inclusa nell’Unione europea.



PARTITO DEMOCRATICO

Sede Nazionale

Ufficio Tesseramento - Circoli

INCONTRO

martedì 23 novembre 2010

ore 21.00


seconda serata di approfondimento sul tema


AGRICOLTURA


partecipa all'incontro


PORTINARI GIANDOMENICO

responsabile CIA confederazione italiana agricoltori di Vicenza

INCONTRO APERTO A TUTTI GLI INTERESSATI

mercoledì 17 novembre 2010

SABATO 20 novembre dalle 9.30 alle 17.30

La nota del mattino

1. LA CRISI MORDE IN ITALIA. E CON L’IRLANDA IN PANNE RISCHIO PER TUTTI.

Il Portogallo e soprattutto l’Irlanda sono in crisi, non riescono a governare il proprio deficit e il proprio debito pubblico. Dopo l’inciampo della Grecia e le dichiarazioni della Germania di non voler sostenere i paesi in difficoltà dopo il 2013, questa crisi rischia di ripercuotersi su tutta l’Europa e addirittura sullo stesso euro. L’Irlanda è un paese piccolo, ma ha un mercato finanziario molto importante, di fatto è la succursale di Londra. Se la crisi non fosse arrestata, tutti avrebbero da perderci, a cominciare dai paesi che hanno un forte indebitamento. Non a caso gli Usa hanno chiesto all’Europa di intervenire. La stessa Unione e la Banca centrale europea hanno offerto all’Irlanda il proprio sostegno. Ma l’Irlanda non intende rinunciare alla propria sovranità sui conti pubblici (in caso di aiuto comunitario tutto viene messo sotto controllo). E dunque, il rischio è alto. (“Nessuno è al sicuro”: Marcello Messori, Il Corriere della Sera; “Inflazione, banche in tilt e conti bloccati. L’addio alla moneta unica sarebbe un incubo”: Maurizio Ricci, La Repubblica).

L’Italia, che già sta affrontando una crisi durissima, con una forte perdita di posti di lavoro e problemi per le imprese, rischia più di altri paesi, perché ha un debito pubblico pesante, pari al 118 per cento di tutta la ricchezza che il paese riesce a produrre in un anno intero. Le bugie del governo hanno coperto fino ad oggi questa realtà. L’incapacità del governo ad affrontare i problemi veri ha aggravato la crisi (il debito pubblico era stato rimesso sulla via della riduzione dal secondo governo Prodi, dopo gli anni del centrodestra). Se c’è tempesta sui mercati finanziari e vengono messi sotto pressione i titoli con i quali gli Stati chiedono prestiti ai risparmiatori, l’Italia rischia di pagare interessi salatissimi e di dover fare manovre di aggiustamento dei conti pubblici drammatiche.

2. MA IL GOVERNO FA MELINA. 15 GIORNI DI TROPPO PER RIPARTIRE.

Pur consapevole della gravità della situazione, il governo di centrodestra ha deciso di fare melina, di prendere tempo, di fare tattica di palazzo per resistere a tutti i costi. Ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha incontrato i presidenti della Camera, Gianfranco fini, e del Senato, Renato Schifani, per evitare ingorghi istituzionali e mettere al sicuro la legge finanziaria per evitare di far correre rischia all’Italia.

Tutte le opposizioni si erano rese disponibili a mantenere un atteggiamento di forte responsabilità pur in presenza di una legge fatta male, che ancora una volta presenta i vizi di incapacità del governo, pur di arrivare prima possibile alla discussione sulla crisi di governo e aprire una nuova fase, rilanciare il paese.

Il governo ha invece chiesto e ottenuto (in cambio di un percorso senza guerra per bande) di votare la finanziaria nei primi giorni di dicembre e di arrivare solo il 13 a discutere le mozioni di sfiducia, per votare insieme, nello stesso giorno del 14 dicembre, la sfiducia alla Camera e il documento di sostegno al governo al Senato.

Bersani: "I problemi della gente sono totalmente dimenticati in questo vergognoso traccheggiamento, in questa melina della crisi irresponsabile”. "Il paese è totalmente ingovernato, bisogna che il Governo si metta nel solco della Costituzione". Le opposizioni avevano dato la disponibilitá a far approvare la legge finanziaria entro il 30 novembre. E questo, ha tenuto a sottolineare Bersani, "nonostante sia una legge che osteggiamo". A far prendere questa decisione è stato "il senso di responsabilitá dell'opposizione" anche perché "potrebbero esserci delle turbolenze sui mercati". E dunque: "Il governo si è preso 15 giorni di troppo, traccheggiando ancora".

Gli obiettivi di Berlusconi sono chiari. Opzione principale: fare calciomercato alla Camera, per verificare se ci sono le condizioni per pareggiare, cercando nello stesso tempo di arginare la frana verso i finiani al Senato. Non importa se il paese resta fermo un altro mese e se poi un governo in queste condizioni non sarà in grado di fare nulla. Opzione due: in caso di sconfitta ad una sola Camera andare subito al voto con l’attuale legge elettorale che gli consentirebbe ancora una volta di nominare (e quindi di tenere personalmente in pugno) tutti i parlamentari, e con il ministro Roberto Maroni, della Lega, saldamente insediato al ministero dell’Interno. In tutte e due i casi, c’è anche un terzo obiettivo che viene perseguito dal presidente del Consiglio: perdere il tempo necessario a rendere più difficile la possibilità che si vada ad un governo di transizione, che lo estrometta.

E invece questa è la soluzione migliore.

(ANSA) - ROMA, 16 NOV - "Serve un governo di transizione, fuori da questa strada non credo ci possano essere soluzioni positive" perchè "se andiamo avanti con il sistema elettorale del 'ghe pensi mi', si perde tempo". Lo afferma Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, al termine dell'incontro del Partito democratico con le parti sociali.

"Non c'è paese al mondo che abbia un sistema di questo genere - aggiunge Bersani - la democrazia plebiscitaria non decide: può produrre finti miracoli, consensi per i sondaggi del giorno dopo ma non fa le riforme". Per questo "il primo passo è una nuova legge elettorale - sottolinea – perché se si va avanti con questa legge – e certo noi non abbiamo paura del voto - ma è certo che fa perdere tempo al paese, perché se ne uscirà comunque con una situazione che non ci consente di andare avanti".(ANSA).

3. L’11 DICEMBRE TUTTI A ROMA PER RILANCIARE L’ITALIA. E MANDARE A CASA BERLUSCONI.

La manifestazione nazionale indetta dal PD a piazza San Giovanni per l11 dicembre diventa in questo contesto un passaggio decisivo. Per sostenere il programma del PD. Per l’Italia. E per dare un segnale inequivocabile: Berlusconi deve andare a casa.

4. PATTO SOCIALE. IL PD PARLA DI REALTA’ CON SINDACATI E IMPRENDITORI.

Ieri pomeriggio il vertice del PD (Bersani, Bindi, Letta, Finocchiaro, Franceschini) ha incontrato i presidenti delle associazioni imprenditoriali (Emma Marcegaglia della Confindustria, Carlo Sangalli di Rete imprese, Giuliano Poletti e Luigi Marino di Legacoop e Confcooperative, l’Abi)

e i segretari di Cgil, Cisl, Uil, Ugl. Al centro del confronto la realtà del paese (“finalmente si parla di realtà” ha dichiarato Angeletti della Uil all’uscita). Il Pd ha illustrato le sue proposte su

Patto Sociale (norme su lavoro, rappresentanza, produttività), sulla riforma fiscale (la proposta di riforma varata dall’assemblea nazionale riunitasi a Varese all’inizio di ottobre e che sarà al centro di un dibattito parlamentare a fine novembre), patto di stabilità interno (i tagli selvaggi a comuni e regioni). Ma ha anche ascoltato le riflessioni e le proposte delle parti sociali. Alla fine dell0’incontro si è convenuto di mantenere aperto il confronto con un periodico contatto tra i tecnici del partito e delle parti sociali.

5. PD. MILANO.

(DIRE) Roma, 16 nov. - Filippo Penati si è dimesso da capo della segreteria politica del leader Pd Pier Luigi Bersani. Con una lettera al segretario nazionale, Penati annuncia un passo indietro dopo la sconfitta del candidato democratico Stefano Boeri nelle primarie a Milano. "Caro Pier Luigi- si legge nella lettera- desidero innanzitutto ringraziarti per la fiducia che hai voluto concedermi chiamandomi a svolgere prima il ruolo di coordinatore nazionale della tua mozione nella fase congressuale e poi quello di responsabile della tua segreteria politica. Per me si è trattato di un'esperienza straordinaria e di un grande onore, del quale ti sono profondamente grato". Penati ricorda di aver condiviso "la scelta compiuta dalla Direzione provinciale milanese di candidare Stefano Boeri alle primarie per le comunali di Milano. Di fronte al risultato della consultazione di domenica scorsa e al dibattito che ne è seguito credo sia necessaria una mia assunzione di responsabilitá. Ora è necessario superare rapidamente la pur doverosa fase di chiarimento che ci vede ancora una volta ripiegati su noi stessi e accettare l'esito delle primarie, senza rinviare la campagna elettorale per Giuliano Pisapia che ci deve portare a sconfiggere le destre a Milano".

Penati aggiunge che "proprio perché la vittoria alle comunali di Milano è piú importante delle vicende personali, e perché credo che con Giuliano Pisapia si possa vincere, intendo rinunciare all'incarico di responsabile della segretaria politica che tu mi hai affidato". L'esponente democratico chiede di "riconfermare la fiducia al giovane gruppo dirigente milanese e lombardo" e di "chiudere in fretta il confronto nel nostro partito". Ora, conclude Penati, "serve che il Pd sia in campo con Pisapia per battere la Moratti. Da parte mia continuerò a lavorare con la passione e l'impegno di sempre per la vittoria a Milano e per l'affermazione dell'alternativa nel Paese. A te il mio piú sincero augurio di buon lavoro".

(DIRE) Roma, 16 nov. - "Quello di Penati è un gesto che gli fa onore, e che conferma la mia stima nei suoi confronti. Ho preso atto, della sua decisione di rinunciare ad impegni operativi a livello nazionale, e di mettersi al servizio per un rilancio del centro sinistra a Milano e in Lombardia a sostegno del giovane gruppo dirigente lombardo". Lo dice Pier Luigi Bersani, segretario del Pd. "Resta ovviamente fermo il contributo di Filippo agli organismi dirigenti nazionali e all'impostazione della battaglia generale del Partito democratico", conclude Bersani.

6. NAPOLI. FUGA DALLE RESPONSABILITA’.

A forza di annunciare miracoli senza affrontare davvero le difficoltà della realtà il governo ha prodotto il caos. A Napoli ora si rischia la tragedia. "A Napoli si rischia il disastro

ambientale da qui a 30 giorni". Lo ha detto il presidente della Commissione parlamentare d' inchiesta sul ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella (Pdl) al termine delle audizioni tenute nella Prefettura di Napoli.

7. SAVIANO. LA LEGA COLPITA AL CUORE.

Roberto Saviano ha parlato nella trasmissione “Vieni via con me” della criminalità organizzata in Lombardia. E dei rapporti con la Lega. Il ministro Maroni è insorto. Ma questa è solo l’ultima dimostrazione che la Lega predica in modo e spesso agisce in un altro. Altrimenti perché avrebbe votato le leggi vergogna o consentito per difendere dai processi il sottosegretario Nicola Cosentino?

8. BRESCIA, 36 ANNI DOPO: SI APPLICHI LA LEGGE SUL SEGRETO DI STATO.

La Cassazione ha assolto tutti gli imputati per la strage di Brescia. Ancora una strage senza colpevoli, ma per la quale le inchieste hanno dimostrato interventi di depistaggio. L’attuazione della legge sul segreto di Stato diventa indispensabile. Come ha detto già questa estate il presidente del Copasir, la commissione parlamentare sui servizi segreti, Massimo D’Alema. (AGI) - Roma, 29 lug - Il Copasir avvisa il Governo: sul segreto di Stato non può piú essere rinviata "la piena attuazione dei principi previsti dalla legge 124". Il Copasir conferma "il proprio interesse a che questo essenziale profilo della riforma sia pienamente attuato". Lo si legge nella relazione annuale del Copasir al Parlamento.

La legge 124 di riforma dei servizi segreti, approvata durante il Governo Prodi, prevede che il segreto di Stato non possa durare più di 30 anni. Il Presidente del Copasir, Massimo D'Alema, ha dichiarato alla stampa: "Uno degli aspetti piú innovativi della riforma dei servizi era proprio la limitazione del segreto di Stato ad un periodo di 15 anni, prorogabili per altri 15. Poi il Governo ha creato la Commissione Granata con il compito di analizzare la questione e le conclusioni che questo organismo ci ha appena inviato appaiono problematiche, perché aprono la strada al rischio di un drastico ridimensionamento dell'accesso ai documenti coperti da segreto di Stato, con la possibilitá anche da parte degli stessi servizi che, classificandolo 'segretissimo', possono non rendere consultabili documenti senza che vi sia una decisione politica. Noi - prosegue D'Alema - puntiamo ad allargare la discussione sul tema e pensiamo di organizzare un convegno con storici, giornalisti ed associazioni di vittime che chiedono l'accesso ai documenti". La disciplina del segreto di Stato - annuncia D'Alema - sará uno dei punti piú impegnativi nell'agenda del Copasir alla ripresa delle attivitá.(AGI)

9. SCUOLA. OGGI MANIFESTAZIONI IN TUTTA ITALIA.


PD.Nazionale

martedì 2 novembre 2010

INCONTRI DEL CIRCOLO del PARTITO DEMOCRATICO

di Noventa Vicentina



NOVEMBRE 2010

SEMINARIO DI APPROFONDIMENTO


martedì 9 novembre 2010

ore 21.00


serata di approfondimento


a SCUOLA con la RIFORMA GELMINI


ne parleremo con la prof.ssa


RENATA VERONESE

rappresentante GILDA - sindacato degli insegnanti



martedì 16 novembre 2010

ore 21.00


serata di approfondimento


LAVORO nel Basso Vicentino


partecipa all'incontro


BESAGGIO GRAZIANO

responsabile CGIL Noventa Vicentina



martedì 23 novembre 2010

ore 21.00


seconda serata di approfondimento sul tema


ARIGOLTURA


partecipa all'incontro


PORTINARI GIANDOMENICO

responsabile CIA confederazione italiana agricoltori di Vicenza


INCONTRI APERTI A TUTTI GLI INTERESSATI

c/o Fondazione "MAURO NORDERA BUSETTO" Via Carlo Porta 36025 Noventa Vicentina (VI)