mercoledì 19 gennaio 2011

Lettera aperta sul ricatto Fiat alle lavoratrici e ai lavoratori

da Marta

Lettera aperta sul ricatto Fiat alle lavoratrici e ai lavoratori – Reggio Emilia, 17-01-11

Marisa Iori ( delegata del calzificio Bloch), Edda Montecchi (delegata Confit confezione), Franco Spaggiari (delegato Max Mara), Anna Scappi (delegata Max Mara), Paola Vezzosi (delegata Max Mara ), Paola Tirelli (delegata Coop.Nord Emilia), Piera Vitale (delegata calzificio Bloch)

Che viso avrà, a chi somiglia di quale potrei essere amica…..”

Cominciava così la bella introduzione di Rossana Rossanda al libro (Una storia Tante storie. Operaie della Bloch a Reggio Emilia. 1924-1978) sulla fabbrica fallita nel 1978 dopo oltre 50 anni di presenza sul mercato della calzetteria, dopo aver visto la presenza e la crescita di varie generazioni di donne, dopo 3 anni di lotte per evitarne la chiusura.

I visi delle operaie e degli operai Fiat, li abbiamo visti in questi giorni davanti ai cancelli della fabbrica o nel centro di Torino a dispensare volantini, a spiegare le ragioni del loro voto al referendum/ricatto, voluto dall’amministratore delegato Sergio Marchionne e dall’azienda.

Sono visi tirati dalla preoccupazione, dalla paura…Si, è una parola drammatica, ma si sono espressi proprio così: “Sappiamo che è un ricatto, ma il rischio che non faccia l’investimento a Torino, non possiamo correrlo: abbiamo figli, abbiamo il mutuo…..”

Altri e altre, gridano che non è giusto cedere, che non si possono accettare le limitazioni di diritti fondamentali quali la rappresentanza sindacale, la possibilità di scioperare a fronte di ingiustizie e vessazioni, di ricevere ritorsioni durante la malattia, di veder cancellare contratti e di dover subire il peggioramento della condizione di vita e della stessa salute attraverso l’elevamento dei turni e degli orari di lavoro.

Chiedono sopratutto di contrattare, non di subire le scelte che riguardano la loro vita.

Li abbiamo visti in questi giorni grazie alla FIOM che ha detto no ad un simile ricatto. Li abbiamo visti qualche mese fa a Pomigliano (che tra l’altro doveva rimanere un caso isolato).

Erano anni che non si parlava più di loro, lasciati al loro destino di cosiddette figure marginali. Non creava scandalo sentire definire il lavoro: interinale, intermittente, a tempo determinato; lavoro sempre più scarso, meno sicuro, con meno diritti perchè a termine. Dove la tanto decantata flessibilità introduceva la precarietà che ha sconvolto e impoverito la società, ha reso le persone uguali alle merci, ha tolto alle nuove e alle future generazioni, anche il diritto di sperare, pensare ad un futuro.

Noi delegate e delegati del settore tessile e non solo degli anni”70 abbiamo vissuto un’altra stagione, un altro tempo.

Un tempo in cui le grandi aziende, oltre alla fatica e ai problemi consentivano esperienze comuni, lotte di emancipazione dall’arretratezza economica e dalla subalternità (sopratutto per le donne).

Il lavoro non solo come necessità di affrancarsi dalla povertà, ma come avanzamento concreto verso l’uguaglianza, le richieste per ottenere le scuole per l’infanzia, le mense, il controllo della salute.

Era il tempo dove si arrivava ad affezionarsi alla macchina e al prodotto che si contribuiva a realizzare.

C’era l’orgoglio operaio (come abbiamo visto scritto sulle maglie dei lavoratori FIOM davanti ai cancelli).

Tutte rose,dunque?Ovviamente no! Avevamo Maramotti precursore di Marchionne, alla Max Mara il sindacato, le lavoratrici, i lavoratori erano ostacolati nell’esercitare i diritti che nelle altre fabbriche erano condizioni e relazioni normali.

Le condizioni di lavoro determinate dal cottimo, hanno rappresentato umiliazioni, divisioni tra le stesse lavoratrici, problemi di salute molto seri (consigliamo di leggere le loro testimonianze nel libro “lavorare e vivere a Max Mara”del 1987).

Abbiamo, dunque, vissuto il tempo della soggettività operaia, del protagonismo delle donne (entrate a migliaia nel mondo del lavoro) e attraverso le lotte, l’ottenimento di diritti fondamentali aggrediti pesantemente negli ultimi 30 anni.

I processi di ristrutturazione che a metà degli anni”70 hanno ridimensionato le grandi aziende, hanno prodotto il famoso “piccolo è bello” sconvolgendo l’apparato produttivo del Paese riducendolo alle miriadi di piccole aziende che oggi, oltre ad aver ridotto i diritti (scarsamente esigibili non essendoci in molti casi la presenza del sindacato), ne ha indebolito la possibilità di competere in questo selvaggio sistema che è la globalizzazione.

Queste nostre considerazioni vogliono dire che non esiste un solo modo di affrontare i problemi.

Che le imposizioni solo perchè si è in posizioni dominanti e per giunta privilegiate, non costruiscono buone relazioni, né sviluppo equilibrato, né la tanto sbandierata modernità.

L’atteggiamento della Fiat attraverso il ricatto: “votate si altrimenti chiudo”è l’affermazione più antica che le lavoratrici e i lavoratori conoscono.

Come pure le disparità di reddito che questi manager incarnano; antiche nella modalità, scandalose nella quantità.

Disparità che fa il paio con il concetto di modernità di questo governo e di molti politici: chiedere a chi lavora di accettare sacrifici, aumento di produttività attraverso l’aumento dei turni, straordinario non contrattato, riduzione delle pause……Mentre nel nostro Paese, si registra il più alto numero di parlamentari, ministri,sottosegretari; compensi più alti al mondo a fronte della più bassa presenza in parlamento, dei peggiori risultati sociali ed economici a livello europeo.

A tutto questo, si aggiunge la divisione a sinistra nell’esprimere una valutazione chiara sull’attacco che viene portato a chi lavora in questo Paese.

Il P.D.,il partito più grande dell’opposizione, ha preferito non prendere posizione a favore delle lavoratrici e dei lavoratori perchè diviso e perchè non li ritiene più soggetto di riferimento fondamentale.

A Reggio Emilia, si sono scomodati 24 sindaci (tra loro diverse sindache purtroppo) del partito Democratico che hanno invitato (tra le altre cose), a valutare nuove relazioni sindacali basate sulla presenza dei dipendenti nei consigli di amministrazione (alla tedesca, dicono) o la loro presenza nel capitale tramite fondi finanziari (all’americana).

Consigliamo loro di approfondire meglio le debite differenze tra le realtà che hanno citato e la reale situazione del nostro Paese.

Altro consiglio: valutino meglio le condizioni di lavoro, di diritti e di salario di chi lavora nelle cosiddette cooperative a cui affidano pezzi di servizi pubblici.

Ci risulta, che esternalizzano detti servizi, proprio perchè il costo del lavoro è inferiore. A scapito di chi?

E’ forse tale contraddizione che ha impedito un giudizio severo sull’atto d’imperio di Marchionne?

L’esito del voto al referendum/ricatto, ha dato un risultato chiaro. La risicata maggioranza dei si, non hanno dato carta bianca alla Fiat e ai sindacati che hanno firmato l’accordo di cancellare diritti e democrazia così duramente conquistati. Hanno detto no in maggioranza i lavoratori e le lavoratrici che avrebbero dovuto subirlo concretamente, sulla loro pelle. E’ con loro, dalla loro parte che vogliamo stare partecipando a tutte le iniziative di lotta che nei prossimi giorni decideranno a partire dallo sciopero del 27 Gennaio.


Marisa Iori ( delegata del calzificio Bloch)
Edda Montecchi (delegata Confit confezione)
Franco Spaggiari (delegato Max Mara)
Anna Scappi (delegata Max Mara)
Paola Vezzosi (delegata Max Mara )
Paola Tirelli (delegata Coop.Nord Emilia)
Piera Vitale (delegata calzificio Bloch)

le donne del PD si mobilitano

da Marta
dico io: era ben ora.
Frida Roy, 18 gennaio 2011,
Caso Ruby Raccoglieranno firme in tutta Italia per difendere la dignità delle donne che il Premier con gli ultimi sviluppi sul caso Ruby ha calpestato. A lanciare la mobilitazione è il Partito democratico in particolare le donne della segreteria Pd che hanno fatto la proposta durante la riunione nella sede del partito. "E' stata calpestata la dignità delle donne - hanno spiegato - esigiamo rispetto"

Il caso Ruby tocca tutti, le donne in particolare. E mentre le ministre del Pdl scendono in difesa del premier definendolo un "perseguitato" e la "prima vittima di un massacro mediatico", le donne della segreteria del Pd decidono di raccogliere firme per chiedere il rispetto di una dignità femminile che in questi ultimi giorni, è stata più volte "calpestata". Ma parlano anche di "dignità del Paese".

Dal centrodestra si opta per la politica dello struzzo. "In questa temperie politica e culturale le parlamentari del PDL sentono il dovere - scrivono in in una nota- di sottolineare con forza l`intensa e appassionata azione del Governo Berlusconi compiuta a favore delle donne e per il rispetto complessivo della condizione femminile e dei minori. Infatti, sono del nostro Governo la legge sullo stalking, l`inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale, l`approvazione della Convenzione di Lanzarote contro gli abusi sui minori, la lotta alla pedopornografia, la legge contro le mutilazioni genitali femminili e quella sulle quote rose all`interno dei cda".

Dopo gli ultimi sviluppi che hanno interessato il premier, dalla segreteria del Partito democratrico arriva la proposta di una raccolta firme da fare in tutta Italia: "Adesso basta. Esigiamo rispetto. Il capo dell'esecutivo ci imbarazza davanti al mondo", si legge nel comunicato.
"Presidente, ora basta. Si dimetta adesso. Liberi l'Italia dall'imbarazzo", continua il comunicato. Lo spettacolo indecoroso che sta offrendo al mondo intero non è degno di un Paese civile. Ciò a cui stiamo assistendo supera ogni limite, in un decadimento dei costumi e della morale pubblica, a cui pure ci aveva tristemente abituato, che oggi precipita all'estremo della prostituzione minorile", scrivono nella lettera Roberta Agostini, Stella Bianchi, Cecilia Carmassi, Annamaria Parente, Francesca Puglisi.
"E' intollerabile che i suoi comportamenti la espongano all'accusa di essere il diretto protagonista e impresario del set degradante che ci ha già propinato in decenni di trash televisivo. Ed altrettanto intollerabile è che proprio lei, che a parole sbandiera il primato del merito e della famiglia, nei fatti cerchi solo un patetico acquisto di favori sessuali, riducendo le donne a merce e oggetto di scambio. Le donne di questo Paese sono altro: sono talento, lavoro, impegno, fatica, bellezza, cuore, dignità e serietà. In nome della nostra dignità e serietà, esigiamo rispetto", concludono nella lettera.

Una lettera che raccoglie l'immediata adesione di tutte le deputate del gruppo Pd alla Camera dei deputati. Qui, a lanciare l'iniziativa la deputata lombarda Emilia De Biasi: "Siamo con le donne della segreteria nazionale del Pd, perché la dignità delle donne e delle istituzioni non può essere ulteriormente calpestata: Berlusconi si deve dimettere. Siamo all'ultima fermata, quella dei festini con le minorenni, della sovrapposizione fra vita privata e ruolo pubblico del premier, abituato a comprare tutto: aziende, deputati, donne. Non in nostro nome, presidente Berlusconi". E' quanto si legge in un appello sottoscritto da Emilia De Biasi, Elisa Marchioni, Delia Murer, Barbara Pollastrini, Lucia Codurelli, Anna Paola Concia, Susanna Cenni, Luisa Gnecchi, Donatella Mattesini, Letizia De Torre, Ileana Argentin, Marina Sereni, Sabina Rossa, Maria Coscia, Paola De Micheli, Raffaella Mariani, Laura Froner, Maria Grazia Gatti, Chiara Braga, Rosa Villecco Calipari, Manuela Ghizzoni, Carmen Motta, Marilena Samperi, Doris Lo Moro, Sesa Amici, Marianna Madia, Donata Lenzi, Luciana Pedoto, Silvia Velo, Alessia Mosca, Rosa De Pasquale, Daniela Cardinale, Alessandra Siragusa, Amalia Schirru, Luisa Bossa, Daniela Sbrollini, Teresa Bellanova, Caterina Pes, Giusy Servodio, Vittoria D'Incecco, Elisabetta Rampi, Pina Picierno, Laura Garavini, Maria Grazia Laganà Fortugno, Cinzia Capano, Donatella Ferranti.

martedì 11 gennaio 2011

CENA DEMOCRATICA




















La serata aperta agli iscritti e amici del PD vuole essere un' occasione di incontro conviviale e anche una grande opportunità, visti gli ospiti di rilievo, di ascolto dei passaggi politici piu' rilevanti dell'anno trascorso e delle proposte per il nuovo anno .



Il circolo PD di Noventa e gli ospiti presenti alla serata

Vi aspettano

sabato 8 gennaio 2011

quelli che aspettano l'Italia che resiste


Quello che mi viene spontaneo scrivere dopo la manifestazione davanti all'ospedale.
alcuni di noi c'erano e hanno parlato altri anche se presenti non lo hanno fatto altri invece non c'erano. Sappiamo benissimo quale sarà il risultato finale ma ... io mi pongo una domanda:
  • è giusto lasciare che siano altri a definire il nostro presente e il nostro futuro? e che?forse siamo dei Don Chisciotti sgangerati?
Erri De Luca, in un suo scritto, si esprime così:

“Don Chisciotte è partito per riparare torti, assistere bisognosi,
liberare gli oppressi e allora riesce a scorgere i maligni anche sotto
le banali apparenze. Per lui la realtà è travestimento. E ci si slancia
contro per colpire le soverchianti forze della prepotenza. E finisce
atterrato, battuto, si riassetta dalle ammaccature ed è pronto per
l'avventura nuova. Non si lascia abbattere da nessuna sconfitta. È
perciò invincibile, titolo che spetta non a chi vince sempre, ma a chi
si dichiara arreso e dopo ogni batosta si batte di nuovo, ancora e a
oltranza. I nostri tempi sono suggestionati dall'attributo 'vincente',
che esalta il vincitor perpetuo, buono da copertina, ma fasullo alla
prima prova contraria di una sconfitta. Allora l'acclamato vincente
perde un colpo e il suo smalto si sgretola in angosce, farmaci, droghe.
'Vincente' è la moneta falsa d'oggigiorno. Mentre invincibile è
Chisciotte che non vince mai e che pure quando ottiene per accidente il
dominio di un regno, lo regala al suo scudiero Sancho. (...) Né
sognatore, né utopista, Chisciotte, l'invincibile che non ne vince una,
resta invincibile perché da nessuna sconfitta annientato, anzi da ogni
sconfitta resuscitato per battersi di nuovo. (...) Il visionario non è
un sognatore, ma un perseguitato in veglia da un lucidità spietata.
Accetta di portarla sapendo di cacciarsi in un isolamento. La leggenda
su di lui pretende che sia un travisatore della realtà. Ma è più
realista forse chi ha di fronte un torto, un'ingiustizia, e resta
inerte? Non è un travisatore di realtà chi assiste a una prepotenza
credendosi davanti a una scena come spettatore? L'inerzia dello
spettatore è della peggior pasta: travisa la realtà, la riduce a scena
offerta allo sguardo”
(Chioschiottimista, Dante & Descartes, 2010)


Battersi e resistere, ripartire sempre...

Marta
c/o Fondazione "MAURO NORDERA BUSETTO" Via Carlo Porta 36025 Noventa Vicentina (VI)