martedì 10 febbraio 2009

Il silenzio


Il silenzio. Dio come avremmo voluto il silenzio in questi giorni.
E quanto ne avremmo bisogno oggi, domani, nei giorni prossimi. A Udine, a Roma. Intorno a Eluana Englaro, intorno a suo padre. Nei palazzi della politica, in quelli della fede. Un po’ di silenzio e di rispetto nei luoghi dove invece in queste settimane è stato allestito un circo indecoroso, un fracasso assordante, una rappresentazione che nulla aveva a che vedere con la realtà di quella giovane donna, e di tanti che condividevano la sua condizione.
Invece non avremo il silenzio.
Anzi, dalle otto e mezza di ieri sera siamo di nuovo frastornati da un suono orrendo, una cacofonia che se non altro a Eluana è risparmiata.
Ma non viene risparmiata a noi, non viene risparmiata a questo sciagurato paese.
«ASSASSINI», hanno urlato e urleranno.
Per onorare il lutto, prima si sono insultati e poi stavano per prendersi a botte. Se quei senatori di destra avessero davvero avuto a cuore la salvezza di Eluana in quel momento avrebbero pianto, invece di urlare. Il primo pensiero di Gasparri non è andato alla ragazza che diceva di voler salvare: è andato a Napolitano, che vuole far saltare per far posto a Berlusconi, per rinfacciargli la firma non apposta a un decreto illegale.
La verità è che nessun politico potrà mai dire di aver fatto alcunché per «salvare Eluana Englaro» come proclamava ieri Sacconi. Né negli scorsi diciassette anni, né nelle ultime ore. A ben vedere, i senatori della destra si sono comunque preservati il fine settimana: avevano i numeri per legiferare, con la loro logica si potrebbe dire che Eluana l’hanno uccisa loro.
Ma per carità, lasciamo perdere.
Prepariamoci a reggere l’urto di questa folle strumentalizzazione senza ricambiarla. Anzi, ricambiandola con proposte finalmente condivisibili su questo tema, e sperabilmente condivise.
La politica si umilia con questi spettacoli, dopo aver fallito nelle proprie responsabilità. Raccontano in privato gli anestetisti rianimatori di quante volte, per mera mancanza di posti letto e strutture, devono scegliere loro se tenere appesi a una flebile e breve esistenza dei meravigliosi vecchietti, o tenere aperto il futuro a giovani schiantatisi in auto.  O una cosa o l’altra. Entrambe, no. Se una politica che non fa il minimo per salvare i vecchietti e i giovani d’Italia mette poi in piazza certi spettacoli, merita tutto il discredito che ha.
Per quel che vale adesso, va messo agli atti che c’è stato fin qui in questa vicenda un solo partito politico che, con tutte le difficoltà che ha e gli errori che fa, ha rappresentato davvero la reale, effettiva, materiale, dolorosa contraddizione che ha attraversato tutte le famiglie italiane in questi giorni. Perché c’è un solo partito che, fra tanti difetti, ha anche quello di essere – purtroppo – democratico.
C’è gente nostalgica o ipocrita che si scandalizza perché il Pd, pur assumendo una posizione prevalente contro il disegno di legge governativo, aveva deciso di accettare pienamente e anzi considerare proprie le posizioni di chi temeva che a Udine si stesse consumando un’eutanasia.
A noi pare l’esatto contrario. A noi pareva cupo l’allineamento dei berlusconiani, impegnati in una guerra non voluta, obbligata dalla necessità di reggere l’affondo del Capo contro Napolitano. Invece siamo a nostro agio – incredibile, vero? – nei pressi di un partito che ha mostrato di saper distinguere. Pure quando era sottoposto a un ricatto evidente.
Un partito che da una parte ha difeso con ogni strumento la Costituzione e il suo custode, il capo dello stato (e dovrà difenderlo ancora, e di più); e dall’altra riconosce che i confini della vita e della morte non possono essere fissati a maggioranza.
Un partito che non dirà mai assassino a nessuno, e che non se lo fa dire da nessuno.

da  il quotidiano EUROPA

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